Una Veglia di preghiera per i cristiani perseguitati

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I martiri di oggi sono perseguitati, calunniati, uccisi «perché fedeli all’unico pane che sazia e cioè Gesù». Sono le parole che Papa Francesco aveva pronunciato durante l’omelia della messa mattutina a Casa Santa Marta, lo scorso 21 aprile, soffermandosi sulla storia di Santo Stefano, per gettare ancora una volta una luce sulla drammatica condizione di tanti cristiani nel mondo.  «Quanti Stefani ci sono nel mondo – aveva affermato il Santo Padre –  che soffrono perché cristiani. Oggi la Chiesa è Chiesa di martiri, loro soffrono, loro danno la vita».

E per ricordare i tanti cristiani che vengono perseguitati per la loro fede, le tante persone i cui diritti fondamentali alla vita e alla libertà religiosa vengono sistematicamente violati, la Cei ha deciso di dedicare la Veglia di Pentecoste di questa sera, sabato 23 maggio, ai nostri martiri contemporanei. Tutte le comunità cristiane che sono in Italia, e anche tutte le comunità del mondo, sono state invitate a unirsi in preghiera, durante la Veglia di Pentecoste, per ricordare e pregare per i nostri fratelli perseguitati, uccisi, torturati. Ogni Chiesa locale potrà stabilire le modalità della Veglia. Una maniera, semplice e autentica, per «rompere il muro dell’indifferenza e del cinismo, lontano da ogni strumentalizzazione ideologica o confessionale», si legge nella nota della Cei. A questo scopo si sta, inoltre, lavorando ad un progetto di diffusione – attraverso i social media – di testimonianze, storie, racconti di fede e amore dai diversi Paesi.

«Il rispetto della libertà religiosa nel mondo continua a diminuire e i cristiani sono ancora il gruppo religioso maggiormente perseguitato», è quanto emerge dalla XII edizione del Rapporto sulla Libertà Religiosa nel Mondo, della Fondazione pontificia Aiuto alla Chiesa che Soffre, presentato a Roma lo scorso 4 novembre.

«Dei 196 paesi analizzati – si legge nel documento – in ben 116 si registrano violazioni della libertà religiosa, ovvero quasi il 60%». La classifica è stata realizzata prendendo in considerazione gli episodi di violenza a sfondo religioso e indicatori diversi quali il diritto alla conversione, a praticare la fede, a costruire luoghi di culto e a ricevere un’istruzione religiosa. «In totale – si legge nel Rapporto – 20 Paesi sono stati identificati come luoghi in cui c’è un “elevato” grado di violazione della libertà religiosa, e in 14, tra questi 20 Paesi, la persecuzione dei credenti è legata all’estremismo islamico». I Paesi in questione sono: Afghanistan, Arabia Saudita, Egitto, Iran, Iraq, Libia, Maldive, Nigeria, Pakistan, Repubblica Centrafricana, Somalia, Sudan, Siria e Yemen. «Negli altri sei paesi, ovvero Azerbaigian, Birmania, Cina, Corea del Nord, Eritrea e Uzbekistan, la persecuzione religiosa – evidenzia il Rapporto – è perpetrata dai regimi autoritari».

Dati tristi e allarmanti che ci obbligano a riflettere su quanto ancora ci sia da fare per proteggere e garantire un diritto così prezioso e fondamentale.

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