Siamo quasi alla conclusione dell’Avvento, tempo di speranza, circonfuso di luce, di fascino e di mistero. I) Circonfuso di luce, perché, con il Natale si sta per realizzare una promessa di luce, attesa da secoli, annunciata e sperata dai profeti, sorta sulla terra a dare un senso alla vita degli uomini di ogni generazione, a offrire un punto di riferimento sopra la morte. II) Circonfuso di fascino, perché questi giorni sono pieni di poesie e preparativi, per l’allestimento del presepio o dell’albero di Natale. Fascino, perché, col Natale, significa che non siamo piú soli, ma abbiamo chi chiamare e verso chi andare, verso l’Eterno. III) Circonfuso di mistero, perché un Dio si fa uomo! Quale il motivo? L’amore di Dio per l’uomo, che era caduto nel peccato e, perciò, aveva bisogno di chi lo rimettesse in piedi. Allora, il Verbo, fatto carne, ci ricorda questa presenza di amore di Dio, che supera ogni spazio e ogni tempo, perché l’amore di Dio è eterno!
1ª domanda: “Puoi spiegarci meglio le varie date della nascita di Gesú?”.
Facciamo chiarimento sulle varie date, riguardanti il Bambinello: anno, giorno e mese.
NB: Chi volesse conoscere con maggior ampiezza questa risposta, può trovarla in internet PADRE PIO. TV, sotto la voce Sotto la croce s’impara ad amare. Lí si possono trovare anche alcune tradizioni natalizie: albero di Natale, presepe, animali.
Anno: In che anno la nascita di Gesú? a) Nei libri di storia si segnano gli anni prima e dopo Cristo, ma Gesú non nacque, esattamente, nell’anno zero. b) Ci fu, infatti, un errore di calcolo, quando Dionigi il Piccolo, monaco armeno vissuto a Roma, tra il 500 e il 545, pensò di datare la storia, dalla nascita di Gesú e non dalla fondazione di Roma, come si usava allora, cioè nel 754 a. C. c) Dionigi il Piccolo aveva fissato la data di nascita del Redentore, al 754 dalla fondazione di Roma, ma ciò è errato, perché Erode il Grande, che perseguitò e fece uccidere i bambini di Betlemme “dai due anni in giú” (Mt 2, 16), morí, nel 750 dalla fondazione di Roma, cioè il 4 a. C.
d) Come può emettere un editto una persona, se già morta? Per ovviare a quest’incongruenza, nella riforma del “calendario gregoriano”, con la bolla “Inter gravissimas” del 1582, si arrivò a datare la nascita del Redentore al 7-6 a. C., data accettata al giorno d’oggi. e) A conferma di questa data, Giovanni Keplero (1571-1630), astronomo tedesco, nella notte del Natale 1603, osservò un fenomeno identico alla “stella”, descritta nel Vangelo (Mt 2, 2). f) Facendo i calcoli, a ritroso, si rese conto che un fenomeno simile avvenne, nel 7 a. C.. g) Quindi Gesú, se la stella, di cui si parla, non ha significato simbolico luminoso, come si trova, in tanti i racconti evangelici, è nato il 7 a. C.
In che giorno e mese è nato Gesú? Nei primi tre secoli, date diverse. Ne presento solo tre.
1) S. Clemente Alessandrino (150-215) pone tre date: il 20 maggio, il 6 gennaio, data seguita da alcune Chiese orientali, e il 10 gennaio. 2) S. Ippolito martire (+ 235), nel “Commento al profeta Daniele”, pone la data al 2 aprile. 3) S. Cipriano (+ 258), nel “De Pascha computus”, fissa al 28 marzo la nascita del Salvatore.
Come si è arrivati al 25 dicembre? Bisogna tener presente due periodi: quello prima del ritrovamento di alcuni documenti di Qumran e quello posteriore.
1) Prima del ritrovamento di alcuni documenti di Qumran. a) Il 25 dicembre era una data convenzionale, derivata dalla festa principale del dio Sole (Sol invictus), che i pagani celebravano il 25 dicembre. b) Il sole era sempre risorgente e vincitore sulle tenebre. c) Questo culto pagano del dio Sole contagiò anche i cristiani, tanto da trasformare questa festa pagana, nella natività di Gesú, sole di giustizia, che sconfigge le tenebre del peccato e della morte. d) Infatti, in un breve scritto del sec. IV si percepisce la volontà della Chiesa di sostituire quella festa pagana del 25 dicembre, con la solennità del Natale: “Questo giorno i pagani lo chiamano natale del Sole invitto. Chi è cosí, assolutamente, invincibile se non il nostro Signore, che domò e sconfisse la morte? Anche se dicono che questo è il giorno del natale del Sole, tuttavia è proprio lui il sole di giustizia, di cui il profeta Malachia (vissuto nella metà del sec. V) disse: «Per voi, invece, che temete il mio nome, sorgerà il sole di giustizia, con raggi benefici! » (cf Ml 3, 20)”. e) Questa data fu difesa da s. Girolamo (347-420), contro la Chiesa di Gerusalemme, che aveva adottato la data del 6 gennaio, perché, scrive s. Girolamo “fino a questo giorno (25 dicembre) aumenta la lunghezza del buio. A partire da questo giorno, cala l’errore, affinché sorga la verità. Infatti, oggi ci è nato il sole di giustizia”. f) La data in questo giorno era stata fissata dal papa, Giulio I, nel 337.
2) Dopo il ritrovamento d’alcuni documenti a Qumran. a) La data del 25 dicembre, oggi, è ritenuta, da molti studiosi, attendibile. La prova viene dai risultati di una lettura critica e filologica (= ricostruzione di un testo, il piú vicino possibile all’originale) di alcuni codici di Qumran, fatta dal prof. Shemaryahu Talmon dell’università ebraica di Gerusalemme. b) Lo studioso ebreo, in base a quei preziosi testi e ad altri elementi, acquisiti da altri esperti, ha potuto ricostruire la lista dei 24 turni di servizio, espletato dalle famiglie sacerdotali: i Leviti, ancora al tempo del I. T. c) Dal vangelo di Luca, sappiamo che Zaccaria, genitore di Giovanni il Battista, esercitava il turno sacerdotale della classe di Abía (cf Lc 1, 5). d) Ebbene, secondo i documenti di Qumran, tale turno ricorreva in due tempi: 1°) dall’8 al 14 del terzo mese e 2°) dal 24 al 30 dell’ottavo mese.
e) Quest’ultimo corrispondeva al mese di settembre: mese, che interessa al nostro discorso.
f) Risulta, infatti, che le antiche Chiese d’Oriente celebrano, solennemente, l’annuncio a Zaccaria della nascita del figlio, Giovanni, tra il 23 e il 25 settembre. (Alcuni studiosi hanno appurato che tale tradizione risale alla Chiesa primitiva giudeo-cristiana di Gerusalemme. Dunque, una memoria antichissima). Riguardo alla nascita del Cristo: Pertanto, i giorni 23-25 settembre, in base ai testi di Qumran, possono considerarsi, come data storica. a) Nove mesi dopo, nacque Giovanni Battista, il 24 giugno, che può ritenersi data storica. Sappiamo, poi, che “al sesto mese”, cioè sei mesi dopo l’annuncio a Zaccaria, l’arcangelo Gabriele (quindi lo stesso arcangelo di Zaccaria) portò l’annuncio a Maria, che concepì il Figlio di Dio, nella casa di Nazareth (cf Lc 1, 26-28). b) Quindi il 25 marzo, festa dell’Annunciazione, può ritenersi data storica. c) Nove mesi dopo, Maria diede alla luce a Betlemme di Giudea, cioè il 25 dicembre: una data, quindi, che ha un suo fondamento storico. Come conclusione si può dire, con certezza quasi assoluta, che Gesú è nato il 25 dicembre del 7 a C., cioè nel 747 e non 754, dalla fondazione di Roma.
2ª domanda: “Nel tuo penultimo libro «Aneddoti: sapienza e santità» hai scritto alcuni aneddoti sul Natale, puoi raccontarcene qualcuno?”.
Ben volentieri! Ve ne racconto uno, che potrebbe anche esser sceneggiato. Si tratta di un sogno.
Sciopero dei personaggi del presepe.
In paradiso, era in corso uno strano e insolito trambusto, che presagiva a uno sciopero: gli angeli preparavano gli striscioni, gli arcangeli erano intenti a far volantinaggio, mentre i cherubini giravano, con i microfoni, invitando a partecipare al corteo, che doveva condurre, dal “Gran Capo”, Dio. In quell’istante, l’ultimo arrivato dalla terra si rivolge a s. Francesco d’Assisi, l’inventore del presepe (1223), sulle montagne di Greccio RI: “Francesco, ma che cosa sta succedendo?”. “Si è costituito un comitato dei personaggi del presepe, che, quest’anno, in occasione del Natale, hanno deciso di non fare il presepio!”. A questa notizia, l’uomo: “Ma è inaudito! Sulla terra, fra qualche giorno, è Natale! Come faranno i bambini, senza presepe? Chi canterà il «Gloria»? Le luminarie, già preparate e collocate nei viali, cosa illumineranno? E i commercianti, che speravano, in favolosi guadagni? E i ristoratori cosa se ne faranno dei cenoni-veglioni?”. Mentre l’ultimo arrivato discuteva con s. Francesco, si era formato il corteo. Aprivano, con un grosso striscione, i pastori, seguiti dagli angeli, dai magi, dal bue e dall’asinello. Dietro di loro si era formata una lunga coda di curiosi e simpatizzanti. Durante la marcia, di tanto in tanto, venivano scanditi slogan e ritornelli: “Niente piú presepi! Sciopero! Sciopero! Non vogliamo piú essere strumenti delle ipocrisie degli uomini!”. Mentre il corteo stava per arrivare alla sede di Dio-Padre, un angelo corse ad avvertirlo: “Eterno Padre, sta per arrivare il corteo dei personaggi del presepio!”. “Cosa vogliono?”. “Vogliono parlare con te! Sembra che non vogliano partecipare al presepe, che, ogni anno, si fa, sulla terra, per Natale!”. Dio-Padre, allora, dice all’angelo: “Prepara i microfoni!”. Intanto, mentre l’eterno Padre sta per affacciarsi, alla loggia, gli scioperanti si eleggono il loro “portavoce”, nell’arcangelo Gabriele, che, facendosi coraggio, dice all’eterno Padre: “Dio-Creatore, ormai, da moltissimi anni, riviviamo il Natale, per gli uomini, sulla terra! Quest’anno, però, abbiamo deciso di non partecipare!”. “E perché?”. “Perché, dopo lunga riflessione e dibattito, ci siamo convinti che gli uomini ci trattano come dei burattini, usati, da loro, secondo il loro compiacimento! Sulla terra, questa festa è diventata solo un pretesto, per far soldi e per mettersi in mostra! Anche molti di coloro che fanno il bene hanno un fine egoistico, infatti il loro scopo principale è quello di appagare la propria coscienza! Siamo stanchi di restar appesi, nei negozi di lusso, dove la gente impazzisce, per far compere! Inoltre, siamo stufi di sentir dire che il Natale è occasione di cambiar, per diventar migliori, però, trascorsa la festa, sulla terra tutto ritorna come prima, se non peggio! Infine, a che serve che noi angeli cantiamo: «Gloria a Dio e pace in terra agli uomini»?! Dov’è la pace? Far Natale non significa, forse, camminare con Gesú, che ha portato l’amore, verso tutti? Se il cuore dell’uomo non si trasforma e la violenza e l’ingiustizia continuano a regnare, a che serve continuare a ricordare il Natale di tuo Figlio?”. Tutti i manifestanti palesano il loro gradimento ed entusiasmo, per le parole pronunciate dal loro “rappresentante”, attraverso applausi, muggiti e ragliate! Allora, Dio-Padre, pensieroso, dice: “Figli miei, tutto ciò è vero! Per me, che sono Padre e Madre, per tutti voi, qui, in paradiso, e per quelli che sono, sulla terra, è difficile dire, al mio cuore, di smettere di amare, anche in presenza del male e della sofferenza!”. A questo punto, l’eterno Padre, guardandosi attorno, esclama: “Dove sono Giuseppe, Maria e il Bambinello? Che decidano loro, se il presepe deve continuare a farsi!”. Arrivata la “santa Famiglia”, Dio-Padre dice: “Avete sentito? Cosa ne pensate? Volete continuare a farlo questo presepe, sí o no?”. I tre si guardarono, stupiti, senza saper cosa rispondere! Giuseppe, allora, come “capofamiglia”, rivolgendosi alla Madonna, le dice: “Maria, il Bambino non sa ancora parlare e io, come tu ben sai, preferisco il silenzio, perciò spetta a te decidere!”. La Madonna, allora, nel piú assoluto silenzio, pronuncia: “Eterno Padre, angeli santi, magi, pastori, bue e asinello e tutti voi scioperanti, ascoltate! Cercate di non dimenticare che il Natale è la festa di un «dono immeritato», di un dono d’amore gratuito: un amore piú forte di ogni sofferenza e della stessa morte, per sconfiggere ogni odio e violenza! Perché, allora, non ricordare piú quello che Dio, gratuitamente, ha fatto? Perché non fare piú il presepe? Se non lo facessimo, non faremmo, forse, un torto a tutti quelli che, sulla terra, vivono, propagandano e testimoniano la carità operosa? D’amore, sulla terra, ce n’è tanto, anche se fa meno rumore del male! L’amore è diffusivo e, prima o poi, contagerà anche i cuori, piú duri e insensibili, degli uomini. Non scoraggiamoci, allora –conclude la Madonna-, e facciamo il presepe anche quest’anno, affinché il mondo si ricordi che c’è un Dio, che lo ama e che continua a prolungarlo, nella sua storia e nei suoi giorni! Il presepe è amore e noi non possiamo non amare!”.
Alle parole della loro “regina” tutti scoppiarono in un fragoroso applauso e il corteo, tra canti di esultanza e gioia, andò a occupare il proprio posto, nel presepe!
NB. Se, veramente, vuoi anche tu far il Natale, proièttati e scopriti nell’orizzonte di Dio, che si serve di te, per illuminare le strade terrene, poiché anche tu sei sale della terra e luce del mondo!
Barzelletta
Il santo p. Pio raccontava: Una volta s. Pietro scopre in paradiso un uomo abusivo, perciò gli chiede: “Chi ti ha fatto entrare?”. “S. Giuseppe”. Allora, s. Pietro, da santo a santo, sgrida s. Giuseppe. Questi gli spiega: “Vedi, Pietro, che era un falegname, come me!”. “Niente raccomandazioni, deve andarsene!”. Allora, s. Giuseppe: arrabbiandosi: “Ah, sí? Maria, prendi il Bambino e andiamocene!”. Il povero Pietro, terrorizzato: “Falegname, hai detto? Ah, ora ricordo! Per i falegnami è prevista un’eccezione!”.
NB. In che anno la nascita di Gesú? Nei libri di storia si segnano gli anni prima e dopo Cristo, ma Gesú non nacque, esattamente, nell’anno zero. Ci fu, infatti, un errore di calcolo, quando Dionigi il Piccolo, monaco armeno vissuto a Roma, tra il 500 e il 545, pensò di datare la storia, dalla nascita di Gesú e non dalla fondazione di Roma, come si usava allora. Vediamo perché ha sbagliato. Il Cristo incomincia il suo ministero pubblico, nell’“anno quindicesimo del regno di Tiberio Cesare” (Lc 3, 1). Questi successe ad Augusto, morto nel 767, dopo la fondazione di Roma. Il quindicesimo anno di Tiberio corrisponde, perciò al 782-83. Dionigi il Piccolo aveva fissato la data di nascita del Redentore, al 754 dalla fondazione di Roma, ma ciò è errato, perché, nel quindicesimo anno di Tiberio, Gesú “aveva circa 30 anni” (Lc 3, 23). Come poteva nascere, in quell’anno, se Erode il Grande, che perseguitò e fece uccidere i bambini di Betlemme “dai due anni in giú” (Mt 2, 16), morí, nel 750 dalla fondazione di Roma, cioè il 4 a. C.? Per ovviare a quest’incongruenza, nella riforma del “calendario gregoriano”, con la bolla “Inter gravissimas” del 1582, si arrivò a datare la nascita del Redentore al 7-6 a. C., data accettata al giorno d’oggi. In questa riforma, il papa, Gregorio XIII, tenne presente il progetto presentato, dal medico calabrese, Antonio Lilio, approvato, poi, dai matematici di tutta l’Europa. Questo calendario gregoriano fu accettato, da tutto il mondo cattolico, e, tre secoli dopo, anche dai protestanti e ortodossi. Che Gesú Cristo sia nato, nel 7-6 a. C., viene riconfermato anche dall’osservazione, fatta a Gesú, che caccia i venditori dal tempio: “In 46 anni, fu costruito questo santuario” (Gv 2, 20). Erode aveva iniziato la splendida riedificazione del tempio di Gerusalemme, nel 20-19 a. C., perciò l’episodio va datato, intorno al 26-27 d. C., quando Gesú aveva “circa 30 anni” (Lc 3, 23). Un altro riferimento importante è legato a un calcolo astronomico. Mentre Gesú moriva in croce “dall’ora sesta all’ora nona, (= dalle 12.00 alle 15.00) si fece buio su tutta la terra” (Mt 27, 45). Secondo gli astrologi ci fu un’eclissi di sole proprio nel pomeriggio di quel venerdí di vigilia della Pasqua dell’anno 30 d. C.. Infine, Giovanni Keplero (1571-1630), astronomo tedesco, nella notte del Natale 1603, osservò un fenomeno identico alla “stella”, descritta nel Vangelo (Mt 2, 2). Facendo i calcoli, a ritroso, si rese conto che un fenomeno simile avvenne, nel 7 a. C.. Quindi Gesú, se la stella, di cui si parla, non ha significato simbolico luminoso, come si trova, in tutti i racconti evangelici, è nato il 7 a. C. e morto e risorto nel 30 d. C.. In che giorno e mese è nato Gesú? Nei primi tre secoli, date diverse. Ne presento solo tre. 1) S. Clemente Alessandrino (150-215) pone tre date: il 20 maggio, il 6 gennaio, data seguita da alcune Chiese orientali, e il 10 gennaio. 2) S. Ippolito martire (+ 235), nel “Commento al profeta Daniele”, pone la data al 2 aprile. 3) S. Cipriano (+ 258), nel “De Pascha computus”, fissa al 28 marzo la nascita del Salvatore. Come si è arrivati al 25 dicembre? Bisogna tener presente due periodi: quello prima del ritrovamento di alcuni documenti di Qumran e quello posteriore. 1) Prima del ritrovamento. Il 25 dicembre era una data convenzionale, derivata dalla festa principale del dio Sole (Sol invictus), che i pagani celebravano il 25 dicembre. Il sole era sempre risorgente e vincitore sulle tenebre. Questa festa si diffuse, grandemente, per merito degli imperatori Eliogabalo (218-222) e Aureliano (270-275). Aureliano nel 274 d. C., dopo aver distrutto il tempio del dio Sole a Palmira (Egitto), trasferì a Roma il culto del rispettivo dio, che pose al vertice delle divinità dell’Olimpo. Questo culto pagano del dio Sole penetrò, nella cultura e sensibilità del popolo romano, e contagiò anche i cristiani, tanto da trasformare questa festa pagana, nella natività di Gesú, sole di giustizia, che sconfigge le tenebre del peccato e della morte. Infatti, in un breve scritto del sec. IV si percepisce la volontà della Chiesa di sostituire quella festa pagana del 25 dicembre, con la solennità del Natale: “Questo giorno i pagani lo chiamano natale del Sole invitto. Chi è cosí, assolutamente, invincibile se non il nostro Signore, che domò e sconfisse la morte? Anche se dicono che questo è il giorno del natale del Sole, tuttavia è proprio lui il sole di giustizia, di cui il profeta Malachia (vissuto nella metà del sec. V) disse: «Per voi, invece, che temete il mio nome, sorgerà il sole di giustizia, con raggi benefici! » (cf Ml 3, 20)”. Questa data fu difesa da s. Girolamo (347-420), contro la Chiesa di Gerusalemme, che aveva adottato la data del 6 gennaio, perché, scrive s. Girolamo “fino a questo giorno (25 dicembre) aumenta la lunghezza del buio. A partire da questo giorno, cala l’errore, affinché sorga la verità. Infatti, oggi ci è nato il sole di giustizia”. La data in questo giorno era stata fissata dal papa, Giulio I, nel 337. (Secondo una tradizione fu l’imperatore Costantino (280-337), che era un cultore del dio Sole, a trasformare, qualche mese prima di morire, la festa del “Sol invictus”, in rito cristiano, poi, ufficializzato dal papa, Giulio I). 2) Dopo il ritrovamento d’alcuni documenti a Qumran. La data del 25 dicembre, oggi, è ritenuta, da molti studiosi, attendibile. La prova viene dai risultati di una lettura critica e filologica (=ricostruzione di un testo, il piú vicino possibile all’originale) d’alcuni codici di Qumran, fatta dal prof. Shemaryahu Talmon dell’università ebraica di Gerusalemme. Lo studioso ebreo, in base a quei preziosi testi e ad altri elementi, acquisiti da altri esperti, ha potuto ricostruire la lista dei 24 turni di servizio, espletato dalle famiglie sacerdotali: i Leviti, ancora al tempo del N. T. Dal vangelo di Luca, sappiamo che Zaccaria, genitore di Giovanni il Battista, esercitava il turno sacerdotale della classe di Abía (cf Lc 1, 5). Ebbene, secondo i documenti di Qumran, tale turno ricorreva in due tempi: 1°) dall’8 al 14 del terzo mese e 2°) dal 24 al 30 dell’ottavo mese. Quest’ultimo corrispondeva al mese di settembre: mese, che interessa al nostro discorso. Risulta, infatti, che le antiche Chiese d’Oriente celebrano, solennemente, l’annuncio a Zaccaria della nascita del figlio, Giovanni, tra il 23 e il 25 settembre. (Alcuni studiosi hanno appurato che tale tradizione risale alla Chiesa primitiva giudeo-cristiana di Gerusalemme. Dunque, una memoria antichissima). Pertanto, i giorni 23-25 settembre, in base ai testi di Qumran, possono considerarsi, come data storica. Nove mesi dopo, nacque Giovanni Battista, il 24 giugno, che può ritenersi data storica. Sappiamo, poi, che “al sesto mese”, cioè sei mesi dopo l’annuncio a Zaccaria, l’arcangelo Gabriele (quindi lo stesso arcangelo di Zaccaria) portò l’annuncio a Maria, che concepì il Figlio di Dio, nella casa di Nazareth (cf Lc 1, 26-28). Quindi il 25 marzo, festa dell’Annunciazione, può ritenersi data storica. Nove mesi dopo, Maria diede alla luce a Betlemme di Giudea, cioè il 25 dicembre: una data, quindi, che ha un suo fondamento storico. Come conclusione si può dire, con certezza quasi assoluto, che Gesú è nato il 25 dicembre del 7 a C., cioè nel 747, dalla fondazione di Roma. Dopo questa lunga introduzione teologico-storica, passo all’episodio, che puoi utilizzare anche, per un’eventuale recita natalizia.
Albero di Natale
Era il simbolo dei popoli nordici utilizzato, per celebrare la rinascita del sole nel solstizio d’inverno. Fu in seguito alla evangelizzazione, compiuta dai monaci anglosassoni, che l’albero divenne il simbolo cristiano del Figlio di Dio. Si crede che l’ideatore dell’albero di Natale sia stato Martin Lutero. Secondo la leggenda, egli, tornando a casa, durante la notte santa, attraverso una foresta di abeti, che si proiettavano contro il cielo stellato, ebbe l’impressione, che tra i rami, si fossero impigliate innumerevoli stelle. Quindi, volle comunicare agli altri la sua gioia, talmente rimase incantato, perciò recise un piccolo abete e, a casa, lo ornò di festoni argentei, di candele accese e di fiocchi di neve. Recenti studi, però, hanno stabilito che l’albero di Natale deriva da sacre rappresentazioni medievali, nelle quali il mistero natalizio cominciava nel paradiso terrestre, in mezzo al quale si ergeva l’albero del bene e del male, carico dei suoi frutti invitanti. L’albero di Natale si fa risalire al 1605 o altri dicono al 1611, quando la duchessa di Brieg, per la prima volta, preparò un albero di Natale.
NB. Il sentimento cristiano, indipendentemente dalle cause e tempo della sua creazione, dà una duplice spiegazione di questo albero. I) Alcuni lo ricollegano alla leggenda della croce, formata con l’albero, spuntato dalla bocca del morto Adamo. II) Altri lo considerano come un ricordo dell’albero della vita, di cui parlano i libri della Genesi e dell’Apocalisse (cf Gen 2, 9; 3, 22; Ap 22, 2), quindi albero della vita, che è Cristo stesso.
Presepio o presepe
Tra le tante usanze natalizie, diffuse presso i popoli, tra le piú comuni vi è anche il presepe o presepio. Esso, dal latino praesepe, significa mangiatoia, greppia. La sua rappresentazione, sotto forma di presepio risale ai primi secoli del cristianesimo: la piú antica, che si conosca, è del 343. A Roma, la basilica di S. Maria Maggiore, denominata “S. Maria ad praesepium o ad praesepe”, fin dal sec. VI aveva un oratorio, raffigurante la grotta di Betlemme. Molto frequente era la rappresentazione del presepio, nell’arte del medioevo. A essa va collegata quella che s. Francesco d’Assisi istituí nella notte del Natale del 1223. Con sicurezza non si sa da cosa derivi la ricostruzione del presepio di Greccio. Dall’oratorio di S. Maria Maggiore o dai luoghi sacri della cristianità, che egli volle rappresentare con la natività? Certo è che s. Francesco è colui che ha creato il presepe, come lo rappresentiamo oggi. Lo scopo di questa rappresentazione, da parte di s. Francesco, era quello di ripresentare l’amore di Dio, tramite Cristo, per l’umanità. Infatti, egli disse al suo amico Giovanni Velita, suo amico e benefattore, che gli aveva donato una collina rocciosa e boscosa, dinanzi al paese di Greccio RI: “Io voglio, almeno una volta, festeggiare solennemente la venuta del Figlio di Dio sulla terra e vedere, con i miei occhi, quanto volle essere povero e miserabile, quando nacque per amor nostro” (cf FF 468-471).
Il bue e l’asinello
Su un sarcofago del museo delle Terme di Roma si trova la prima rappresentazione del presepe (siamo all’incirca intorno al IV secolo). Niente di particolare come ricchezza di addobbi, solo alcuni elementi fondamentali: un alberello, un pastorello appoggiato a un bastone, una greppia di foglie, il Bambino avvolto in fasce, le teste di un asino e di un bue. Non ci sono s. Giuseppe e la Madonna, caratteristica principale, invece, dei presepi cristiani. Solo in seguito, ma sempre nel IV secolo, apparvero nei presepi la Madonna, s. Giuseppe e poi i magi e i pastori. Con questo si voleva significare che tutta l’umanità si raccoglieva intorno a Cristo. In seguito, nel presepe, entrarono gli animali, che, nella tradizione, parlano la notte di Natale: credenze diffuse in molti luoghi. Simpatica la credenza spagnola. In Spagna, la messa della mezzanotte si chiama la “Misa del gallo”, perché si racconta che il gallo diede l’annuncio della nascita del Salvatore, cantando: “Christus natus est”. Il bue, allora disse: “Ubi?” (dove?); pecora e capra risposero: “Betlem”. Il corvo domandò: “Quando?”, la cornacchia gli spiegò: “Hac nocte” (questa notte). L’asino, allora, propose: “Andiamo”.