Ogni anno in media una famiglia italiana butta 49 kg di cibo, complessivamente vengono sprecati 1,19 milioni di tonnellate di alimenti, in termini economici questo corrisponde a circa 7,65 miliardi di euro (316 euro per famiglia). A rilevarlo è l’indagine realizzata nel 2014 da Gfk Eurisko, con la collaborazione di Auchan e Simply, che ha anche misurato lo spreco annuale per le diverse tipologie di alimenti: gli sprechi maggiori riguardano la verdura (10,7 kg), la frutta (9,9 kg), il pane (9,1 kg), e la pasta (6,0 kg) mentre minori risultano le quantità sprecate per gli alimenti più costosi come carne (4,5 kg), formaggi (2,1 kg), pesce (1,8 kg), surgelati (1,8 kg) e salumi (1,2). La giornata nazionale contro lo spreco alimentare ha l’obiettivo di sensibilizzare e far riflettere su questa cattiva abitudine che, come sottolinea il WWF, «non è solo un problema di cibo ma anche di impatti sulla biodiversità e sul clima». I dati resi noti nel rapporto “Food wastage footprint. Impacts on natural resources” realizzato dal Dipartimento di gestione ambientale e delle risorse naturali della FAO nel 2013, segnalano, infatti, che l’impronta di carbonio del cibo prodotto ma non mangiato e quindi sprecato ogni anno, viene stimata in 3.3 miliardi di tonnellate di CO2, una cifra complessiva che inserisce questo sconcertante dato di emissioni di prodotti che non vengono neanche utilizzati, al terzo posto nella classifica dei maggiori emettitori di CO2 a livello mondiale, dopo Cina e Stati Uniti. È un circolo vizioso, spiega il WWF, perché, secondo studi recenti, il cambiamento climatico a sua volta potrebbe ridurre la produttività agricola, diminuendo le disponibilità alimentari globali e danneggiando le popolazioni più povere e le famiglie che basano il proprio reddito sulle colture, l’allevamento del bestiame e la pesca. Per quanto riguarda il consumo di suolo, invece, Il cibo prodotto e sprecato occupa quasi 1.4 miliardi di ettari di terra, costituendo il 30% della superficie occupata da terre agricole a livello mondiale. Un problema, quindi, sul quale riflettere e intervenire. Fortunatamente, sempre secondo l’indagine Eurisko, gli italiani sembrano aver preso più consapevolezza rispetto al tema: Il 54% afferma di controllare quotidianamente il frigorifero, il 65% controlla almeno una volta al mese la dispensa, solo il 36% dichiara di attenersi rigorosamente alla data di scadenza dei prodotti, riservandosi di valutare personalmente la qualità/freschezza dei prodotti scaduti prima di buttarli. Il 45% si dichiara favorevole alla vendita a prezzi scontati di alimentari non deperibili scaduti.
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