“La civiltà non è ne’ il numero, ne’ la forza, ne’ il denaro. La civiltà è amarsi.”
Questo era il credo di Raoul Follereau, una grande uomo che attraverso amore e diplomazia ha riscattato milioni di esseri umani da un male il cui nome incuteva terrore: la lebbra.
Nacque il 17 agosto del 1903 in Francia e a 100 anni dalla nascita, l’AIFO, l’associazione italiana amici di Raoul Follereau, lo celebra ricordando la sua figura e le opere.
“Raoul Follereau ha avuto la capacità di vedere un mondo senza lebbra e, in nome di questa visione, si è impegnato in quella che sembrava una battaglia per una “causa persa” visto che all’epoca la malattia non era ancora curabile. Se oggi la lebbra ha una cura efficace, se dieci milioni di persone sono state guarite, se molti malati sono socialmente reintegrati, se la parola lebbra non incute più terrore molto si deve a lui.” Parole di Enzo Di Venza presidente dell’Aifo ed ospite di Alta Stagione.
“Chiese ai grandi del suo tempo Eisenhower e Kruscev – ha proseguito Di Venza – l’equivalente del costo di due bombardieri per guarire tutti i malati di lebbra del mondo. Conobbe tre pontefici e molti capi politici e religiosi. Compì l’equivalente di 32 volte il giro del mondo; scrisse numerosi libri di poesia e denuncia sociale. Mobilitò milioni di coscienze contro i soprusi e le ingiustizie.”
Ma soprattutto Raoul Follereau visse all’insegna dell’amore, la chiave di volta per rifare dell’uomo un essere umano. Diceva: “Quando l’amore abbandona il mondo, i crimini collettivi vengono legalizzati. Il mondo ha fame di grano e di tenerezza.”